Descrizione
Un secolo, quello appena trascorso, tanto duro da vivere che difficilmente potrà essere perdonato agli uomini. Di quel secolo, ecco la descrizione di due decenni incastonati fra due guerre, le più sanguinose mai perpetrate.
Due decenni in cui gli italiani, appena usciti da un Risorgimento vigoroso e sofferto (la prima Guerra mondiale è da considerare ultima guerra d’indipendenza), con il disorientamento dovuto al nuovo assetto europeo e le gravi incombenze determinate da giganteschi problemi di adeguamento ad un mondo infido se non ostile, in un interludio di debolezza e illusione, si lasciarono avvolgere dalle spire di una dittatura. Di un regime che, nel nascere, aveva pur mostrato segni di vigore e sicurezza.
Un’illusione che a fronte di nuove immani fatiche e fresco sangue si concluse in una terribile nuova guerra, anche guerra civile per l’Italia, che in cinque terribili anni pervenne a segnare in modo indelebile più di tre generazioni. Per lasciare gli italiani in ambasce e difficoltà anche più gravi di quelle di venticinque anni prima.
La disposizione di spirito in cui si trovarono i reduci della guerra combattuta, delle deportazioni, dei bombardamenti, delle privazioni, è descritta dalla penna di Primo Levi con parole scolpite nella roccia, che ancor oggi sanno ricreare un tempo e un ambiente brutali, assurdi:
…A notte fatta passammo il Brennero, che avevamo varcato verso l’esilio venti mesi prima: i compagni meno provati, in allegro tumulto; Leonardo ed io, in un silenzio gremito di memoria. Di seicentocinquanta, quanti eravamo partiti, ritornavamo in tre. E quanto avevamo perduto in quei venti mesi? Che cosa avremmo ritrovato a casa? Quanto di noi stessi era stato eroso, spento? Ritornavamo più ricchi o più poveri, più forti o più vuoti? Non lo sapevamo: ma sapevamo che sulle soglie delle nostre case, per il bene o per il male, ci attendeva una prova, e la anticipavamo con timore… Presto, domani stesso, avremmo dovuto dare battaglia, contro nemici ancora ignoti, dentro e fuori di noi: con quali armi, con quali energie, con quale volontà? Ci sentivamo vecchi di secoli … –
(Primo Levi, La tregua, 1965) .
Sergio Chiambaretta
Nato nel 1934 nel Canavese, ben presto ha indirizzato i propri interessi soprattutto verso la fotografia e il cinema. E, col trascorrere degli anni, è rimasto irretito dalla storia della fotografia, che è la storia dell’evoluzione del linguaggio delle immagini e la storia dello sviluppo tecnico di fotocamere e materiali fotosensibili. In tal modo egli si è trovato a raccogliere, strutturare e valersi di sterminate quantità di fotografie, in gran parte immagini piemontesi d’epoca. Da quell’enorme lavoro di riordino e razionalizzazione nascono libri che, come questo, testimoniano il nostro passato con forme e indagini storiche.
Romano Fea
Torinese, nato nel 1933, da molti anni scrive per quotidiani e periodici. Ha pubblicato libri concernenti le arti figurative, privilegiando la storia dell’immagine fotografica e dell’evoluzione delle tecniche di ripresa e stampa. Non ha trascurato la narrativa e l’indagine sociale, che restano i temi favoriti.
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