Descrizione
La sposa sola, cronaca di un’esistenza intrisa dell’impeto del vivere. Dall’infanzia nella guerra fino ai giorni nostri, in mezzo alla Storia del nostro paese, facendo rivivere i contesti delle ferite più profonde.
Il teatro della lunga narrazione è Torino, città, nel secolo scorso, della grande fabbrica e del… Grande Torino di Valentino Mazzola, la cui entrata in scena scompaginerà il quadro di famiglia dell’autrice bambina.
La protagonista percepisce l’essenza della solitudine del femminile, già nel viaggio, pur molteplice, desiderato, scelto e plurale. Nel noi, degli anni irripetibili del grande volo. L’affresco colora i contesti: gioia del partecipare, gioventù, esultanza per diritti strappati con rabbia e fatica, lutto per morti e feriti di sconfitte. E amore. Tanto.
La solitudine delle donne si annida negli affetti, amori, famiglia, mala educazione civile, sentimenti e sesso. Ma anche nella grande assenza del femminile nel potere.
Oggi, nel presente scintillante di luce futura e buio di barbarie, La sposa sola non riesce a distogliere lo sguardo dall’ingiustizia impunita che lacera il cielo. In bilico fra tecnologie come speranze di un futuro nuovo e antichi orpelli… orditi nelle segrete stanze… odio, guerre, abuso, stragi.
Chi si prenderà il pianeta per cominciare ad averne cura? Con amore, coraggio, compassione?
La politica, fondale di volti, è il filo rosso che intreccia i giorni vissuti di quella passione e il suo costante tradimento.
L’amore per la politica dipanerà pian piano una politica dell’amore? Solo quello… forse, sarà l’inizio di un’altra Storia che riscriva il cammino dell’umanità, per inserire alfine la figura mancante e differente, della donna come soggetto.
Confidenze dell’autrice
Ho vissuto una lunga, ricca, affascinante vita. Ma non basta mai… Corro nel futuro, vado veloce anche se inciampo. A volte mi fermo: soffro, mi allontano. Scrivo, scrivo, leggo, guardo tutto questo nuovo che mi circonda. Ciò che scorgo l’ho già osservato, ciò che provo già patito, ma il viaggio inatteso è stupefacente, spesso atroce; parla una nuova lingua e io non posso sottrarmi. Il cuore mi assiste perché lo inganno: tento di ripercorrere gli anni con sguardo diverso, distaccato, più mediato; ma l’indignazione non la posso ignorare.
Sono un animale politico… un fascio di nervi, un’anima inquieta. Forse, senza saperlo, ho amato la politica più degli uomini con cui ho vissuto. Ma proprio quella mi ha regalato la solitudine più aspra e durevole. Ancora oggi.
Mi chiedo se vorrei vivere un’altra volta. Un’altra vita? No, tanto dolore no. Tanta paura no. Sono stanca… e non voglio morire. Già… perché mi toccherà imparare all’ultimo istante e non potrò raccontarlo a nessuno.
Nel 2009, con questa casa editrice, ho pubblicato Troppo fard per la RAI… o troppo poco.
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