Gino Pistoni, quando morire è offrire
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Gino chiede di «condividere con Gesù le sofferenze del Getsemani». Sono le sofferenze che hanno preceduto quelle della croce. Poteva Gino immaginare che l’assimilazione a Cristo l’avrebbe portato ad “offrire la vita” anche lui, spargendo il suo sangue in un episodio di guerra?
Ringrazio don Piero Agrano e quanti hanno collaborato con lui per donarci questo agile e bel profilo della figura di Gino Pistoni, una lettura della sua vita che ci fa cogliere anzitutto la dimensione giovanile di Gino, giovane non solo per gli anni ma per l’impostazione di vita che ha segnato tutti coloro che lo hanno conosciuto e la comunità nella quale era nato e cresciuto.
Sono passati 75 anni da quegli avvenimenti e li sentiamo tuttora vicini, per vari motivi. Sono stati mesi e anni decisivi per il futuro dell’Italia, in quegli eventi affondano le radici della libertà e della democrazia che sono diventate i valori portanti della nostra Costituzione repubblicana. Ma quegli anni sono vicini anche per il retaggio di sofferenze, ferite e divisioni che si portano appresso, non ancora completamente superate.
La morte di Gino Pistoni è stata un vero sacrificio, offerto come testimonianza di amore, di perdono e di riconciliazione, di cui oggi ancora abbiamo bisogno. Il suo gesto di esporsi per portare in salvo un nemico, e l’offerta della sua vita al Signore per l’Italia e per l’Azione Cattolica, nasce dalla sua fede cristiana, coltivata lungo tutta la vita, scoperta in particolare negli ultimi anni come sorgente di gioia profonda, meritevole di un impegno totale e radicale. Questa stessa fede lo ha guidato a saper scegliere, rifiutando dittature e ideologie destinate a calpestare la dignità dell’uomo. Gino è stato capace di scegliere grazie anche agli educatori sacerdoti e laici che ha incontrato ed è stato capace di scegliere senza paura di sporcarsi le mani: lo poteva fare, grazie alla sua testimonianza aperta e gioiosa di fede cristiana, vissuta e professata in tutti gli ambienti.
L’offerta della vita. Il titolo di questo libro mette subito in evidenza che cosa è stata la morte di Gino: un dono, un’offerta. Papa Francesco scrive nell’Esortazione Apostolica «Gaudete et Exsultate» sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo:
Nei processi di beatificazione e canonizzazione si prendono in considerazione… anche i casi nei quali si sia verificata un’offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla morte. Questa donazione esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna dell’ammirazione dei fedeli (n.5).
Quanto tempo prima della morte va fatta questa offerta? Gino questa offerta l’ha fatta, certo ormai in punto di morte, ma l’ha anche scritta col suo sangue: pensata, scritta e confermata, solo come Gesù nel Getzemani, al quale pochi mesi prima si era unito in modo particolare.
La Chiesa oggi, noi oggi, abbiamo bisogno di un santo come Gino Pistoni? Un santo che ci ricorda qual è il sacrificio gradito al Signore, non gli incensi e le offerte del Tempio ma il dono totale di sé alla volontà del Padre, come il sì di Gesù al Getzemani e come quello di Maria a Nazaret. Io continuerò a pregare perché questo riconoscimento della santità di Gino avvenga, come faccio ogni mattina guardando la sua foto e quella del sacchetto scritto col sangue, dono dell’Azione Cattolica che mi sono portato da Ivrea e che custodisco con affetto.
Cagliari, 8 settembre 2019.
Arrigo Miglio
Arcivescovo di Cagliari
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