Descrizione
Il saggio sui proverbi piemontesi di Bruno Sartore fa seguito al libro Balengo, Gariboja del 2019 dove passava in rassegna i modi di dire. Al pari di allora la cernita è stata attenta come pure la loro spiegazione.
I proverbi costituiscono il corpo di un sapere popolare antico, tramandato di generazione in generazione dove gli autori sono ovviamente sconosciuti. Essi sono nati così, per l’acuta perspicacia dei più versatili ingegni popolari diffondendosi sul territorio per contagio antropico. Oggi forse nessuno è più in grado, o non ne ha più l’occasione, di crearne di nuovi.
Chi oggi, per studio o per diletto, vuole non solo conoscere ma approfondire il loro significato e utilizzo può, consultando queste pagine, addentrarsi nella vita di tutti i giorni dei nostri avi per coglierne meglio il loro modo di pensare, di piangere e di ridere, cioè vivere.
Ne scaturisce un mondo di tribolazioni dove l’unico appiglio era la saggezza popolare e l’esperienza quotidiana.
I proverbi contenuti nel libro costituiscono una preziosa e interessante fonte genuina di studio, decisamente piacevole, che riguarda un passato ormai lontano, rivolta segnatamente ai giovani, ma sono oggetto anche di una riscoperta e ricordo per i più anziani.
Come, in mancanza di una alfabetizzazione collettiva, il catechismo e i misteri religiosi nel lontano passato erano insegnati per immagini e affreschi murali, così la saggezza popolare era trasmessa oralmente di padre in figlio per mezzo di proverbi e modi di dire. Una ricchezza sociologica di enorme valore che oggi, purtroppo, ci sta sfuggendo lentamente tra le dita come sabbia, soltanto pochi appassionati si rendono conto del valore culturale di questa branca del sapere.
Nel secolo scorso molti genitori e nonni, anche a causa delle leggi restrittive sul linguaggio imposte dal regime, iniziarono a comunicare con figli e nipoti usando la lingua italiana, lingua che essi stessi si sforzavano di imparare. In tal modo, prima nei centri urbani e a mano a mano nelle zone rurali s’interruppe il fluire del sapere e del parlare atavico. In futuro, quasi una sorta di omaggio al moderno fenomeno che si chiama globalizzazione, la lingua sarà sempre più uniformata e probabilmente impoverita. Credo tuttavia che molte persone vorranno conoscere le lingue e gli idiomi del passato per ricostruire quelle sfumature di vita, di pensiero e di sensibilità che il cammino del genere umano nel suo lento procedere avrà probabilmente oscurato.
Ecco perché ho scritto questo libro.
Bruno Sartore Bruno Sartore è un profondo conoscitore della storia di Torino e dei Savoia; tiene lezioni di cultura e tradizioni in Piemonte per la terza età; collabora con molte associazioni di volontariato culturale ed è stato per molti lustri guida di Torino non a caso oggi Gran tour; nel libro, in lingua piemontese, Torino al tempo del Pathefono ha raccolto i ricordi di sua madre Luciana sulla vita quotidiana in una periferia torinese che coprono quasi tutto il secolo scorso; nel volume La Corona di Delizie ha curato il commento ai delicati acquerelli di Maria Chiara Orlandini sulle residenze sabaude in Piemonte; ha pubblicato una sostanziosa raccolta di modi di dire in Piemontese dal titolo Balengo, Gariboja; è membro del Consiglio dei Seniores della Città presso Palazzo Civico ed è guida turistica per Torino e Provincia.
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