Descrizione
Ancora una volta si ritrovarono circondati dai clacson invadenti e ininterrotti dell’India.
Se c’era un posto peggiore dell’ashram quello era senza dubbio il mondo esterno. Se c’era un posto peggiore dell’ashram quello era l’India.
Un mondo così contorto e insensato, agli occhi dei non indiani, da sconvolgere ogni attesa, tanto provocatorio da turbare quelle menti sprezzanti presuntuosamente ancorate ad un solo mondo possibile, il loro.
Moreno l’aveva amata e ancor più, molto di più, ne aveva amato il ricordo, ma come una storia d’amore era finita, forse l’India era mutata, o forse lui dei tempi andati non aveva conservato neppure una sola cellula.
Come Moreno anche l’India era in via di estinzione, ma era ancora viva, rivoltante o meravigliosa, proliferante di comportamenti insensati, quasi quanto i nostri, densa di un fascino talmente ricolmo di follia da indurre a dubitare che potesse essere reale.
L’autore
Edgardo Mantovani, 1955, torinese, in viaggio dal tempo dell’adolescenza senza più riuscire a smettere, sempre con la fantasia un passo oltre le possibilità e il coraggio.
Inoltrarsi alla ricerca di avventura lungo le strade battute che conducevano in Oriente, o sulle torride piste sahariane, ha aperto varchi interiori che solo ora, a distanza di decenni, si avviano a essere compresi e accolti, e una sintesi tra necessaria coerenza e ambìta incoerenza, sembra potersi fare strada.
Fermarsi non è contemplato, il corpo e/o la mente devono continuare il viaggio, ma l’avventura ora è ridere.
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